Ginnastica propriocettiva

di Fabio Lodispoto, specialista in Medicina dello Sport, e Claudio Tedesco, docente di Educazione Fisica.
Pagina tratta dall’articolo “Il sesto senso dei muscoli”, apparso sulla “Salute”, supplemento a “la Repubblica”, del 27 Maggio 1999, anno 5 n°184.

I muscoli hanno un sesto senso

Il “sesto senso” non è una prerogativa esclusiva di pochi fortunati: l’hanno tutti. È soltanto poco conosciuto, perché le sue funzioni sono note solo agli specialisti del settore. Si chiama propriocettività. Una qualità indispensabile per praticare sport, ma anche per la vita di tutti i giorni. Senza, l’uomo non sarebbe neanche in grado di compiere correttamente i movimenti più elementari, come camminare, parlare e afferrare un oggetto. Non solo: in totale assenza di sensibilità propriocettiva, ad occhi chiusi o al buoi non potremmo neanche sapere in che posizione si trovano le dita delle mani, se braccia e gambe sono dritte o piegate o se i muscoli sono in condizione di riposo.
Ma anche con questo grave deficit saremmo in grado d’avvertire una puntura di spillo, una carezza, il caldo e il freddo e di controllare molti movimenti. A tutto ciò c’è spiegazione: la sensibilità propriocettiva è una rete nervosa separata da quella del tatto, del dolore e della temperatura, raccoglie informazioni solo da tendini, muscoli ed articolazioni. Una quantità di dati che permettono di avvertire l’esatta posizione del corpo, lo stato di contrazione dei muscoli e ancora la velocità e la direzione di ogni spostamento degli arti e della testa.
Tuttavia non tutti ne sono dotati nella stessa misura: gli atleti che praticano discipline nelle quali conta l’abilità e la precisione del gesto sportivo come la ginnastica artistica, il pattinaggio artistico, il tuffo, la danza, ma anche attività meno spettacolari come il tiro a segno e il tiro con l’arco possiedono una più efficace sensibilità propriocettiva. Al contrario, i sedentari risultano più scoordinati e maldestri nei movimenti e nelle attività fisiche non abituali. È una qualità che può essere allenata ed ottimizzata con l’esercizio fisico, ma che perde facilmente di efficienza con l’inattività. La sensibilità propriocettiva può essere pure danneggiata da un trauma. Una distorsione, un danno articolare che interessa i ligamenti o un intervento chirurgico possono compromettere la funzionalità di ginocchio e caviglia, articolazioni ricche di terminazioni propriocettive.
Cedimenti, instabilità e la mancanza di un sicuro controllo della parte infortunata sono le conseguenze. E pure vertigine e nausea se è danneggiata da un trauma la colonna cervicale, importante stazione propriocettiva.

La giusta prevenzione

Le articolazioni del ginocchio e della caviglia sono le strutture più facilmente esposte ad eventi traumatici. La migliore fidesa a questo tipo di infortuni è la prevenzione. La ginnastica propriocettiva rappresenta un valido mezzo terapeutico.
Si tratta di una ginnastica finalizzata a migliorare la percezione dei singoli segmenti anatomici nello spazio ed in particolare viene utilizzata per sensibilizzare il controllo degli arti inferiori. Un controllo che permette di limitare le pericolose sollecitazioni a ginocchio e caviglia, articolazioni troppo spesso coinvolte in infortuni per mancanza di stimoli propriocettivi adeguati. Stimoli sensoriali di fondamentale importanza nell’apprendimento di un corretto modo di camminare e di correre. Gli esercizi possono essere semplici come quelli di equilibrio e di deambulazione o complessi. Questi ultimi richiedono l’utilizzo di superfici informative (ghiaia, erba, sabbia, palline), piani basculanti (tavolette propriocettive), e tanti altri piccoli attrezzi (penna, carta, clavette e appoggi) necessari allo stimolo dei propriocettori: piccoli sensori situati a livello delle articolazioni in grado di registrare variazioni di pressione, di posizione e di tensione.
Queste preziosi informazioni raccolte durante gli esercizi di propriocettività vengono poi inviate al cervello dove avviene l’elaborazione dei messaggi, l’integrazione con altri dati già in possesso e quindi la memorizzazione.

Otto esercizi di ginnastica propriocettiva

    Esercizi semplici (equilibrio)

  1. In piedi davanti allo specchio, braccia distese avanti, flettere una gamba avanti e rimanere in equilibrio per 30/40 secondi; analogamente con l’altra gamba (fig. 1);
  2. come il precedente ma con gli occhi chiusi (fig. 2);
    Esercizi semplici (deambulazione)
  3. camminare con il peso sui talloni e gli avampiedi sollevati per 2 minuti avanti e indietro (fig. 3);
  4. camminare con il peso sugli avampiedi e i talloni sollevati per 2 minuti avanti e indietro (fig. 4);
  5. camminare con il peso sulla parte esterna del piede per 2 minuti avanti e indietro (fig. 5);
    Esercizi complessi (piccoli attrezzi)
  6. salire sulla tavoletta propriocettiva ed oscillare avanti e indietro con le gambe distese per 20 volte (fig. 6);
  7. come il precedente con la tavoletta propriocettiva orientata nell’altro senso, oscillare a destra e sinistra per 20 volte (fig. 7);
  8. salire sulla tavoletta propriocettiva e rimanere in equilibrio al centro, orientarla poi nell’altro senso e ripetere l’esercizio per 2 minuti (fig. 8).

 

Qualcosa di più tecnico sulla propriocettività (grazie a Giuseppe Santucci!):

 

Teoria del movimento – K. Meinel – S.S.S. Roma
Fisiologia del movimento – M. A. Berstein – S.S.S Roma
ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO VOLONTARIO
LA COORDINAZIONE
Per Meinel coordinazione è “la sintesi di tutti i processi parziali dell’atto motorio rispetto all’obiettivo, allo scopo che si deve raggiungere eseguendo il movimento”.

da K.MEINEL Teoria del movimento ed. S.S.S. Roma
Oppure secondo Berstein “la coordinazione è l’organizzazione della controllabilità dell’apparato motorio”.
Apparato di autoregolazione
da M.A.Berstein Fisiologia del movimento ed. S.S.S. Roma
Sempre con Berstein possiamo mettere in evidenza alcuni aspetti importanti della coordinazione.
L’anticipazione
L’invariante che guida il movimento è il senso, il significato del compito motorio e l’anticipazione del risultato che si vuole ottenere. Saranno essi a determinare il programma Berstein introduce così il concetto di immagine o rappresentazione del risultato. Concetto che le attuali conoscenze permettono di ampliare in quello di immagine motoria. La capacità, cioè, di rappresentare a livello mentale, quasi per immagini, nel nostro caso un gesto sportivo.
Per tale rappresentazione, che solitamente è una rappresentazione anticipatrice del gesto, concorrono le informazioni sensoriali già esistenti nel bagaglio della nostra memoria motoria e le informazioni aggiuntive che provengono dalla comunicazione verbale. E’ un processo molto importante, essendo la rappresentazione motoria una rappresentaziome “dentro di sè” durante la quale si innescano microcontrazioni muscolari nei distretti e nella successione richiesta dal gesto che ci stiamo rappresentando.
Il processo di soluzione
una riflessione che contiene un grande insegnamento che sarà necessario avere sempre presente. La natura reale del processo d’esercitazione necessario per riuscire a controllare una nuova abilità motoria consiste nella graduale ricerca delle soluzioni motorie ottimali del compito, delle quali ci si deve impadronire. Perciò un esercizio impostato correttamente non consiste nel ripetere ogni volta “i mezzi”, ma “il processo” di soluzione di questo problema, con mezzi che vengono cambiati e perfezionati volta per volta.
A tutti quindi sarà chiaro che l’esercizio consiste in un tipo particolare di ripetizione senza ripetizione, e che un insegnamento motorio, che ignorasse questo principio rappresenterebbe solo una ripetizione puramente meccanica, a pappagallo, un metodo ormai da tempo screditato nella pedagogia.(Salzegeber 1935)
E, infine, una considerazione importante sulle possibilità di affinamento della coordinazione.
Il grado di correttezza obiettiva
“Il presupposto decisivo per la riuscita o il fallimento dell’azione da eseguire è il grado di correttezza (fedeltà) obiettiva dell’informazione. Per tutta la filogenesi degli organismi viventi, la selezione naturale ha eliminato spietatamente quegli individui nei quali i recettori che controllavano l’attività motoria operavano come uno specchio deformante. Nell’ontogenesi ogni incontro di un singolo individuo con l’ambiente circostante, che gli richiede la soluzione di un compito di movimento, nel suo sistema nervoso porta allo sviluppo (a volte ad un prezzo molto alto), di “rappresentazioni obiettive” del mondo esterno, sempre più attendibili e precise, sia in termini di percezione e interpretazione della situazione che provoca l’azione, sia in termini di proiezione e controllo della realizzazione di una azione corrispondente a quella situazione. Ogni attività motoria razionale richiede nel cervello una rappresentazione non definita e codificata arbitrariamente, ma obiettiva, qualitativamente e quantitativamente vera dell’ambiente esterno, ed è, a sua volta, anche un mezzo attivo per la conoscenza di questo ambiente”.
Il successo o l’insuccesso di ogni attività motoria diretta alla soluzione di un problema di movimento porta ad un perfezionamento progressivo e ad un esame incrociato dei dati della sintesi sensoria che abbiamo citato sopra e delle sue componenti.
Per comprendere quanti e quanto raffinati e affinabili siano gli strumenti che abbiamo a disposizione per strutturarci e ristrutturarci attraverso il movimento, adattandoci alle problematiche dell’ambiente o adattando l’ambiente alle nostre esigenze, è necessario conoscere questi strumenti o analizzatori.
ANALIZZATORI SENSORIALI
Propriocettori
Analizzatore cinestetico. E’ l’analizzatore che percepisce il movimento a livello muscolare, tendineo, legamentoso e articolare.  I recettori dell’analizzatore cinestetico ci informano sull’accorciamento o allungamento dei muscoli sull’intensità di contrazione, sulla velocità, sull’accelerazione e forza dei movimenti, sui rapporti reciproci dei vari segmenti, sugli angoli assunti dai vari segmenti, sulla precisione dei movimenti nel tempo e nello spazio. L’analizzatore cinestetico è contraddistinto dal poter usufruire per le sue informazioni di un’alta velocità di conduzione molto più alta di quelle utilizzate dagli altri sensori. E’ una caratteristica molto importante per le informazioni che vengono inviate durante il movimento stesso e che possono permettere eventuali correzioni.Pur essendo l’analizzatore più specifico per la percezione del movimento, lavora in stretta collaborazione con tutti gli altri analizzatori.
Analizzatore statico dinamico. l’analizzatore situato nel vestibolo auricolare. Attraverso alle sue informazioni conosciamo continuamente la posizione della testa rispetto al campo gravitazionale e la direzione e l’accelerazione del movimento.
Estrocettori
Analizzatore tattile. I suoi recettori sono localizzati nella cute. Attraverso a questo analizzatore giungono le informazioni sulla forma e sulla superficie degli oggetti.
Analizzatore ottico. Non solo ci informa dello svolgersi del movimento nell’ambiente, ma in parte anche del movimento di alcuni nostri segmenti corporei, che rientrano nel campo visivo e più ancora ci informa delle variazioni di posizione del nostro corpo rispetto all’ambiente. Nel caso del tiro con l’arco ha un’importanza eccezionale nel fornire informazioni sul bersaglio e sulla valutazione delle distanze, conscia o inconscia che sia e, sempre, ma con speciale rilevanza durante la prima fase della coordinazione, ci fornisce l’informazione sul risultato. Oltre che, naturalmente, fornirci le informazioni ottiche sul modello di gesto da “imitare” che l’istruttore propone agli allievi.
Analizzatore acustico. Ci fornisce un doppio tipo di informazione. Recepisce infatti segnali acustici provenienti dall’ambiente o in relazione al gesto sportivo, e cosa molto più importante, i segnali provenienti dalla comunicazione verbale. E’ un analizzatore determinante nel processo di apprendimento, poichè attraverso alla seconda funzione si sviluppa la capacità di astrazione che permette un enorme ampliamento delle possibilità di insegnamento e di apprendimento. Va notato come la vasta gamma di sensazioni percettive non sia immediatamente presente alla coscienza e che alcune sensazioni soprattutto cinestetiche diventino coscienti man mano che si sviluppa e si perfeziona l’apprendimento. Solo ad un certo stadio l’atleta è in grado di percepire questo tipo di sensazione e di tradurla nel sistema verbale di comunicazione. In altri termini di parlare delle sue sensazioni motorie.
Attraverso gli organi di senso ci pervengono continuamente informazioni sull’ambiente esterno (informazioni estrocettive) e informazioni dal nostro corpo (informazioni propriocettive). Tutta questa massa di informazioni percorrendo le vie nervose afferenti giunge al nostro cervello che analizza, sceglie, decide, organizza e ordina l’esecuzione del movimento, strutturando il progetto motorio a seconda dei fini che si propone di raggiungere. L’ordine di esecuzione attraverso alle vie nervose efferenti giunge alla muscolatura volontaria e il movimento si compie. Ma, nel compiersi, continuano a giungere al cervello dagli organi di senso attraverso alle vie afferenti (afferrenza di ritorno, reafferenza, feed-back) informazioni sull’esecuzione del movimento. Queste informazioni vengono confrontate con l’originale progetto motorio e, nel caso se ne discostino, possono partire ordini di correzione che attraverso alle vie nervose efferenti raggiungono le muscolature. A movimento compiuto ancora attraverso alle vie nervose afferenti giungono le informazioni sul risultato. Questo andirivieni di stimoli ci evidenzia con chiarezza le strette e incessanti relazioni che ci sono tra noi e il nostro corpo, tra noi e l’ambiente e tra noi e il nostro corpo nell’ambiente.