Lo Scatto

Lo scatto

Lo scatto è un momento importantissimo nel tiro a segno. In questo attimo viene finalizzato quanto si è fatto in fase di preparazione e puntamento. [meccanismo scatto Anschutz]
Scattare pulito è una componente indispensabile per un buon risultato. Il dito che aziona lo scatto dovrà� agire in modo che la direzione della sua spinta sul grilletto sia parallela all’asse della linea di mira. Solo la prima e seconda falange del dito agiranno sul grilletto. Infine, dopo la partenza del colpo, si dovrà rimanere in punteria per almeno 2-3 secondi (si guida il colpo sul 10). 
L’indice può premere il grilletto in due modi altrettanto validi: 
– con la piega delle falangi 
– con il polpastrello 
comunque scelto un modo occorre mantenerlo. 
Quando inizia l’operazione di scatto, l’arma deve essere immobile e le precedenti operazioni, respirazione e puntamento, devono essere già� terminate con esito positivo. 
L’operazione di scatto si compone di quattro momenti distinti ma da eseguire con continuità�: 
1) arrivare alla fine della prima corsa 
2) aumentare progressivamente la pressione 
3) scattare 
4) continuare il progressivo aumento della pressione fino all’arresto (fine corsa del grilletto) 
Lo scatto deve essere regolato (nei limiti regolamentari) in modo da creare un intervallo che permetta di tornare indietro se la posizione non è buona. 
D’inverno, a causa del freddo, le dita perdono sensibilità ed è perciò opportuno appesantire lo scatto. A tal riguardo può essere opportuno indossare un guanto con il dito indice tagliato . 
È molto importante curare lo scatto di per se stesso ma soprattutto anche il momento successivo. Dopo la partenza del colpo (punto di scatto meccanico) si deve continuare la pressione sul grilletto ed arrivare dolcemente all’arresto. 
Esistono due metodologie di scatto: 
1) scatto volontario 
2) scatto involontario

Lo scatto volontario 
Una volta individuato l’allineamento ideale dal cervello parte volontariamente il comando di azionare il grilletto. I principianti ed i tiratori poco esperti azionano il grilletto troppo affrettatamente e con notevoli reazioni collaterali; ciò è causa di tiri che vanno a finire molto al di fuori del punteggio sperato. 
Lo scatto volontario si può apprendere e migliorare con l’allenamento. Il tiratore non aziona più il grilletto come logica conseguenza dell’aver individuato l’allineamento: il dito, invece, si deve flettere in seguito ad un riflesso determinato dall’occhio. Avvertire l’allineamento e azionare il grilletto quasi senza tempo intermedio; in ciò consiste il talento dei tiratori esperti. Essi sono in grado di innescare questo riflesso controllandolo in modo tale da non causare né esitazioni,né reazioni collaterali. 
Un genere più raffinato di scatto volontario è lo scatto pulsante. 
Partendo dalla constatazione che la muscolatura dell’indice non può mantenere costante la pressione di secondo tempo sul grilletto, ma che questa, nel corso del processo di puntamento, diminuisce leggermente, il tiratore diminuisce e aumenta la pressione di secondo tempo durante la fase finale dello scatto. Come risultato si ha un buon contatto con il grilletto e una minore resistenza da superare. Questo metodo si adatta particolarmente alle temperature fredde. Con l’indice reso insensibile dal freddo non si nota la diminuizione della pressione e nemmeno se esista un certo spazio prima del punto di stacco. Questi effetti si riscontrano pure durante le gare difficili, quando si è in forte stato di nervosismo.

Lo scatto involontario 
Se l’arma è davvero immobile, lo scatto involontario è il metodo migliore per centrare il 10. Il tiratore dopo aver preso posizione ed aver effettuato tutti i controlli, esegue il primo tempo e aumenta preogressivamente la pressione sul grilletto, concentrandosi totalmente sulla mira e sul bersaglio. In tal modo si verrà sorpresi dalla partenza del colpo, non potendo determinare l’esatto momento dello sparo. Partito il colpo si dovrà� rivolgere ancora tutta la concentrazione sul bersaglio. Non v’è alcuna reazione collaterale, come, ad esempio, movimenti troppo violenti, mancato controllo finale dopo la partenza del colpo oppure resistenza al rinculo. Se l’arma immobile è puntata sul centro del bersaglio, si può aumentare gradatamente e uniformemente la pressione sul grilletto. Se però il mirino si sposta, bisogna subito interrompere la pressione; la si riprenderà � solo dopo aver ritrovato l’allineamento che promette un buon punteggio. 
A seconda della specialità si consiglia l’uso del metodo più adeguato:

  • carabina, posizione a terra: 
    È la posizione che permette di far raggiungere l’immobilità� all’arma: scatto involontario.
  • carabina, posizione in ginocchio: 
    Con forti oscillazioni della carabina, scatto volontario, con lievi oscillazioni, scatto involontario.
  • carabina, posizione in piedi, tutte le specialità di pistola: 
    È la posizione più instabile, scatto volontario.

È importantissimo sincronizzare il cervello con lo scatto: per ottenere questo sincronismo si consiglia di seguire questa sequenza: 
1) controllare la posizione (2-3 colpi) 
2) controllare la luce 
3) effettuare il sincronismo dello scatto (2-3 colpi) 
4) centrare la rosata sul 10 (alcuni colpi) 
5) scattare nel modo adeguato con ritmi di gara.

Il controllo finale 
Dopo la partenza del colpo si deve mantenere la concentrazione. Questa pausa deve separare i due momenti di scatto e arresto che facilmente si fondono assieme, perché, una volta partito il colpo, avviene una reazione contemporanea dei gruppi muscolari che presiedono all’abbassamento dell’arma. Se l’arresto interviene troppo presto, l’arma esce anzitempo dalla posizione ideale con conseguenti inspiegabili tiri anomali. Particolare importanza riveste il controllo finale nei tiri con le armi ad aria compressa. Con queste armi, dopo ogni tiro, si inquadri ancora brevemente il bersaglio e solo dopo si abbassi l’arma.

Le reazioni muscolari 
La posizione del tiratore deve essere mantenuta costante e uguale per ogni tiro. Il motivo è molto semplice: il corpo del tiratore, oltre a sorreggere l’arma durante l’esecuzione del tiro, reagisce con la sua inerzia e il suo tono muscolare al rinculo dell’arma ogni volta che il colpo parte. Non appena il proiettile, spinto dalla pressione dei gas della carica di lancio, passa dallo stato di quiete allo stato di moto uniformemente accelerato all’interno della canna, l’arma, per reazione uguale e contraria, comincia a muoversi in direzione opposta all’avanzamento del proiettile imprimendo al corpo del tiratore una spinta all’indietro che modifica la posizione iniziale. Il tiratore reagisce a tale spinta tramite il braccio destro e il tono muscolare. 
In sintesi, poiché l’arma comincia a muoversi nello stesso istante in cui il proiettile lascia il bossolo all’interno della canna, è importante che essa si muova sempre allo stesso modo così da essere sempre nella stessa posizione rispetto al bersaglio nel momento in cui il proiettile abbandona il vivo di volata. Per fare ciò occorre che il tiratore reagisca al rinculo dell’arma sempre allo stesso modo assumendo per ogni colpo la stessa posizione e lo stesso tono muscolare. 
L’esatto ripetersi di tali condizioni è impresa quasi impossibile: solo il banco di prova, rigidamente fissato ad un blocco di cemento e la cui reazione è affidata a molle meccaniche o a congegni idraulici pre-tarati, reagisce al rinculo in maniera costante, colpo dopo colpo, consentendo la realizzazione della rosata limite, cioè della più piccola rosata consentita dall’abbinamento arma-cartuccia.